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Dal 3 al 7 luglio 2024, a Trieste, ha avuto luogo la 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia dal titolo: “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. La cinque giorni è iniziata con l’intervento del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella: “La Repubblica ha saputo percorrere molta strada, ma il compito di far sì che tutti prendano parte alla vita della sua società e delle sue istituzioni non si esaurisce mai. Ogni generazione, ogni epoca, è atteso alla prova della ‘alfabetizzazione’, dell’inveramento della vita della democrazia. Prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea. Ebbene, battersi affinché non vi possano essere ‘analfabeti di democrazia’ è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere. Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme. Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino”

L’evento, seguito da quasi mille delegati provenienti dalle Diocesi di tutta Italia, dopo le giornaliere Celebrazioni Eucaristiche e le consuete riflessioni spirituali, ha visto i partecipanti impegnati nei lavori in plenaria e nei più specifici “Laboratori della Partecipazione” all’interno del sofisticato “Generali Convention Center” di Trieste. Nei diversi pomeriggi, nella splendida cornice friulana, i delegati hanno avuto modo di visitare gli stand delle “Buone Pratiche” e di partecipare alle “Piazze della Democrazia”, con relatori di spessore e con momenti di stimolante dibattito.

La 50° Settimana Sociale si è poi conclusa con l’intervento di Papa Francesco: “Giorgio La Pira aveva pensato al protagonismo delle città, che non hanno il potere di fare le guerre ma che ad esse pagano il prezzo più alto. Così immaginava un sistema di “ponti” tra le città del mondo per creare occasioni di unità e di dialogo. Sull’esempio di La Pira, non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità “organizzare la speranza”. Questo è un compito vostro, di organizzare. Organizzare anche la pace e i progetti di buona politica che possono nascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune. Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani. Da discepoli del Risorto, non smettiamo mai di alimentare la fiducia, certi che il tempo è superiore allo spazio. Non dimentichiamo questo. Tante volte pensiamo che il lavoro politico è prendere spazi: no! È scommettere sul tempo, avviare processi, non prendere luoghi. Il tempo è superiore allo spazio e non dimentichiamo che avviare processi è più saggio di occupare spazi. Io mi raccomando che voi, nella vostra vita sociale, abbiate il coraggio di avviare processi, sempre. È la creatività e anche è la legge della vita. Una donna, quando fa nascere un figlio, incomincia ad avviare un processo e lo accompagna. Anche noi nella politica dobbiamo fare lo stesso. Questo è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Senza speranza, saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del futuro”.

A conclusione dell’intervento, la nutrita platea si è spostata presso la piazza Unità d’Italia dove il Santo Padre ha presieduto la Messa e recitato l’Angelus.

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